Recensione della Prof.ssa Gabriella De Mejo Puppin

Andrea Costa.
Un piccolo nuovo Renoir che rinasce in Cadore, con l’occhio di chi ha visto e vissuto tanti sogni.
Cieli, mari, acque, soli, chiese, paesaggi. Grandi orizzonti e liquidi occhi.
Una volta un prestigioso amico mi disse che, magari senza saperlo (o forse lo sapeva benissimo), Andrea Costa non usava solo colorare, ma pure impostare sulla tela il disegno di base secondo la sezione aurea, frutto del supremo equilibrio dello spirito di geometria dei Greci.
Mi sono fatta spiegare cosa intendeva dire.
Significa che di due segmenti in somma fra di loro, quello piu’ lungo sta in proporzione al tempo stesso ( con brutta formula si dice che e’ medio proporzionale) sia rispetto alla somma, sia rispetto al piu’ corto [(a+b) sta a) come a) sta a b), dove a) e’ il tratto piu’ esteso; e b) e’ il piu’ breve].
L’amico prestigioso mi diceva che Giotto, Cimabue, Leonardo, Le Corbusier e tanti altri artisti ed architetti conoscevano ed hanno applicato la “sezione di oro”.

Evidentemente pure Andrea Costa.

Su questa sezione Andrea, in vari quadri, come nella nota “Mareggiata”, che oggi arricchisce la collezione di qualche amatore dall’occhio lungo, ha costruito il rettangolo del suo passaggio o, meglio, della sua visione.
La liberta’ di espressione, la creativita’ solare, la felicita’ delle invenzioni emanate dalle opere ci rende partecipi del suo spirito autonomo e, credo, ricco di gioia.
La professione che esercita nella vita “normale” da lui ugualmente amata, sara’ probabilmente dotata di qualche aspetto di aridita’, ma non ha chiuso la mente di questo nostro conterraneo.

Talvolta sono le montagne pur bellissime che ci circondano ad avere un influsso “ingabbiante” nelle nostre menti alpine.
Neppure questo si verifica per il nostro pittore.
Nella pur piccola superficie di un dipinto destinato alle pareti di casa non enormi, Costa ci fa immaginare spazi distesi oltre il confine del cielo, soprattutto con gli azzurri profondi e personali che lo distinguono.
Il montanaro che dipinge ama profondamente il mare; ce lo porta fin quassù.

Ne sente una nostalgia atavica, restituisce alla terra che ci accoglie il tempo in cui l’acqua regnava sovrana, come dimostrano i nautilus del bel Museo paleontologico Zardini.
Andrea, che lavora a Cortina, ha tenuto mostre importanti presso due grandi alberghi della Conca e con grande successo.
Esposizioni si ricordano in tutto il territorio cadorino, ma anche a Ferrara.
Ormai e’ pronto per il grande salto verso la notorieta’ nazionale e forse internazionale.
Nato nel 1972, e’ ancora giovanissimo e crescera’ sicuramente.
Forse portera’ il Cadore e il Veneto nel mondo, come hanno fatto i grandissimi Tiziano, Giorgione e Sebastiano del Piombo cinquecento anni fa.